Il 14 marzo 1958, nel corso della seduta in Senato, il democristiano Vincenzo Monaldi, che cinque mesi dopo diventerà il primo Ministro della Salute nella storia repubblicana con il Governo Fanfani II, pone un’interrogazione riportata nelle pagine 94 e 95 del verbale, per conto del Senatore monopolitano Luigi Russo, all’Alto Commissario per l’Igiene e la Sanità Pubblica, Angelo Giacomo Mott.
Il Senatore Monaldi riferisce che ad Alberobello, cittadina pugliese nota come la Capitale dei Trulli, la popolazione era rimasta profondamente turbata dal decesso di quattro bambini a seguito della somministrazione del vaccino antidifterico ed altri avevano subito gravi intossicazioni.
L’Alto Commissario Mott risponde ammettendo che 69 bambini erano stati sottoposti ad Alberobello nei giorni 9, 10 e 11 gennaio a vaccinazione antidifterica e antivaiolosa.
Si legge nella risposta all’interrogazione parlamentare: “Diciannove dei bambini vaccinati, poche ore dopo la inoculazione del vaccino, presentavano vomito iniziale, in alcuni casi biliare; diarrea acquosa o mucosa, in un solo caso ematica; eritema di tipo scarlattiniforme, con localizzazione soprattutto al volto ed al tronco, accompagnato da prurito; temperatura generalmente alta, che, nei casi a decorso favorevole si è rapidamente normalizzata. Nei casi letali si è avuta ipotermia premortale; irrequietezza alternata a sopore, in coincidenza con le punte ipertermiche , convulsioni, polso frequente, con punte tachicardiche fino a 180 pulsazioni al minuto, succulenza del viso e del dorso dei piedi, lieve epatomegalia senza splenomegalia. Tutti i predetti ammalati hanno presentato fenomeni reattivi nel punto delle iniezioni. Nei sopravvissuti si è riscontrata la formazione di ascessi dopo una settimana. La cura dei piccoli pazienti si è rivelata subito difficile, trattandosi di una sindrome tossica eccezionale e di genere nuovissimo (un solo precedente, infatti, si ricorda in Italia dall’anno in cui fu introdotta la vaccinazione antidifterica obbligatoria). Quattro sono state le vittime di questa dolorosa fatalità, della quale non è ancora nota la ragione. Tutte le misure sono state, peraltro, adottate per accertare le cause dei fatti. Chiuso l’ambulatorio comunale e sequestrato il materiale occorso per le operazioni vaccinali, la Magistratura ha nominato un collegio di cinque periti per l’esame delle risultanze dell’inchiesta tuttora in corso, mentre le fiale residue della confezione destinata ad Alberobello sono state inviate all’Istituto Superiore di Sanità per gli ulteriori esami chimici e batteriologici”.
L’Alto Commissario termina il suo intervento sostenendo che il “sistema di controlli, ispirato ai più sicuri dati della scienza ed attuato con scrupolo ed alto senso di responsabilità esclude, in linea teorica, un rapporto di causalità necessaria tra la vaccinazione antidifterica e la morte dei bambini di Alberobello. Comunque, quando i periti nominati dalla Magistratura avranno concluso le loro delicate e difficili indagini, si saprà con certezza quale sia stata la precisa ragione del luttuoso episodio”.
Come riportato dal quotidiano L’Unità del 13, 14 e 15 gennaio 1958, i bambini, che avevano ricevuto il vaccino “Anadifteral”, avevano presentato il giorno successivo sintomi di avvelenamento.
Così riporta l’edizione del 13 gennaio :”Due casi allarmanti si riscontravano nelle famiglie che abitavano in Val Col di Lana numero 13 e in via Cairoli 2. Veniva chiamato il medico del paese dottor Vittorio Marraffa, il quale metteva in relazione il grave stato in cui si trovavano i bambini (vomiti, diarrea, collassi cardiocircolatori) con la vaccinazione eseguita loro nella giornata di venerdì. Nonostante le pronte cure, i bambini Domenico Tinelli e Martino Turi decedevano nelle loro abitazioni. Domenico Argese, la cui famiglia abita in campagna, decedeva all’alba poco dopo essere stato trasportato in paese. La piccola Giuseppina Tateo moriva invece nell’ospedale di Bari poco dopo il ricovero”.
Nell’edizione del 15 gennaio viene, infine, riportato il parere del prof. Domenico D’Antona, direttore dell’Istituto senese Sclavo, produttore del vaccino, che escludeva ogni responsabilità e ribadiva la sicurezza del vaccino.
Le vittime della tragedia furono Martino Turi di 28 mesi, Domenico Argese di 19 mesi, Domenico Tinelli di 17 mesi e Giuseppina Tateo di 28 mesi.
SENATO DELLA REPUBBLICA – 653 SEDUTA VENERDI’ 14 MARZO 1958
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